Thom Pain – Giornale di Brescia 24 agosto 2010
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- Ultimo aggiornamento 2 Aprile 2017
Thom Pain - Giornale di Brescia 24 agosto 2010
Giornale di Brescia - 24 agosto 2010
Una grande prova d'attore
Molti applausi al Vittoriale per Thom Pain, che ha concluso la stagione estiva
Sono gli attori di teatro ad aver fatto grande il cinema italiano, veniva da pensare l'altra sera al Vittoriale, davanti agli applausi pieni di entusiasmo, che hanno salutato l'attesa performance di Elio Germano. Forte della Palma d'oro appena ricevuta a Cannes e del Nastro d'argento come miglior attore, il trentenne romano ha concluso davvero in bellezza il "Vittoriale Festival Estate 2010" e la rassegna "Ricercando" diretta da Marco Basile, in un auditorium, nella dimora del Vate di Gardone Riviera, gremito fino al possibile.: fuori dai cancelli, una sessantina le persone in lista d'attesa, solo alcune hanno potuto entrare all'ultimo istante, ad occupare la manciata di posti rimasti liberi in sala.
Germano per oltre un'ora ha incantato con un monologo di non facile lettura, il "Thom Pain" del drammaturgo anglo-americano contemporaneo Will Eno. Recitando con tutto l'attore regista in una scena praticamente vuota si è presentato prima alla luce di un accendino nervosamente acceso e spento, poi al buio completo, quindi illuminato da pochi fari. Personaggio senza nome e senza tempo, ha iniziato, in un discorso continuamente interrotto, a pronunciare parole significative accanto ad altre pretestuose tentando a tratti di raccontare storie sconnesse come lo sono i sogni.
La dichiarazione programmatica iniziale, ovvero quella di rappresentare "la decadenza totale della nostra anima culturale", di essere il grande "Boh!" del nostro tempo, "la mente moderna", viene mantenuta fino alla fine: il cervello del personaggio produce lacerti di comunicazione, e là dove sta per dire qualcosa di vero, la sofferenza è troppa, per cui salta subito ad un altro argomento, utilizzando spesso nel racconto il meccanismo dell'inversione. Storie inutilmente crudeli s'impastano nel vissuto del personaggio; la vita secondo il monologante si traduce in questo: paura e aggiustarsi al dolore secondo necessità, non è bellissimo?
Il testo così frammentato che a tratti ci si perde, come perso è il personaggio parlante. Unito alla sua metà perduta da un disturbo mentale, sociale, del sonno, è semplicemente uno che ce la sta mettendo tutta.
Le mani espressive di Germano raccontano il disagio, lui si avvicina al pubblico e lo incalza, con la dolce violenza di cui è portatore il suo personaggio, che dopo aver insultato il pubblico quasi si commuove. Al pubblico alla fine arrivano chiari due messaggi, anzi tre: quello che ha parlato loro per oltre un'ora è un uomo che soffre; quest'uomo rappresenta qualcosa di noi e del nostro tempo; Elio Germano è un attore straordinario, che chi ama il teatro può solo augurarsi di vedere sempre più spesso in scena.
Paola Carmignani