Qui e ora – L’Unione Sarda 9 gennaio 2013

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  • Data di creazione 27 Marzo 2017
  • Ultimo aggiornamento 2 Aprile 2017

Qui e ora - L'Unione Sarda 9 gennaio 2013

L'Unione Sarda - 9 gennaio 2013

"Il mio paese senza collante dove l'altro diventa nemico"
Mattia Torre firma e dirige la pièce "Qui e ora"

"Il tempo dello spettacolo coincide con l'attesa dei soccorsi dell'incidente inscenato.. Due personaggi si trovano in una situazione estrema, in un Paese estremo qual è l'Italia, senza collante. E questa è una storia di disamore tra i cittadini di questo Pease, dove anche se fa incidente, a parità di ragione o colpa, l'altro diventa tuo nemico". Il regista, sceneggiatore e autore Mattia Torre osserva la realtà con una lente critica forgiata a colpi di nuda e cruda cronaca italiana. Il Paese dell'odio, dice tra le righe, mentre qualche metro indietro a prendere le misure del Massimo di Cagliari si trovano gli attori Valerio Mastandrea, che ritorna in Sardegna per la felicità dei fan, e il collega Valerio Aprea alla sua prima volta in città (e probabilmente quasi nessuno sa che è il nipote del musicista Tito, direttore anche al Conservatorio cagliaritano dal 1963 al 1974).
Il capoluogo isolano ospita la prima nazionale, oggi alle 20.45, di "qui e ora", pièce scritta e diretta dallo sceneggiatore di "Boris" e autore, con altri, del programma di Serena Dandini "Parla con me". La coproduzione della compagnia cagliaritana BAM teatro e di Vasquez y Pepita, con le scene di Paolo Bonfini, i costumi di Alessandro Lai e le luci di Luca Barbati, arriva nella stagione "M'illumino di prosa" del Cedac e si replica sino a domenica (la sola recita fissata alle 19). E venerdì gli artisti, coordinati dal giornalista Francesco Abate, incontrano il pubblico alle 17.30 nell'Aula Magna del Corpo aggiunto della facoltà di Studi Umanistici di Cagliari.
Lo spettacolo si delinea come un ritratto corrosivo e grottesco della società, fra drammi personali e collettivi narrati con sguardo disincantato e amara ironia. Dopo un incidente tra due scooter restano a terra due uomini sulla quarantina. Avranno necessità dei soccorsi che però non arriveranno prima di un'ora e mezza. "Avevo parlato di questa idea con Mastandrea e con Marcella Crivellenti, direttore artistico di BAM Teatro, che aveva già curato la distribuzione del mio monologo 'Migliore'", spiega.
Il fatto è che la crudezza dei nostri tempi va raccontata, secondo Torre, fresco reduce da un altro successo teatrale, "456", che per un mese ha visto il pienone al Piccolo Eliseo di Roma. "Anche quella è una commedia tragica che parla di odio e le persone venivano nei camerini a chiedere perché una storia così cruda". Colpa del Paese scollato, ribadisce. Senza ideali. Ma che va a teatro, pare più di prima. "Se al teatro dai la possibilità di esistere, se hai qualcosa da dire, il pubblico lo frequenta: sono ancora sorpreso ed entusiasta del numero di spettatori al Piccolo Eliseo. Ciò che serve è una maggiore cultura del teatro e gli operatori". Anche i giovani amano il teatro, più di prima. Ma questo non è un Paese per giovani. "Anzi, un ostacolo da superare. In quello spettacolo facevo dire a uno dei personaggi che la gioventù è una malattia: bisogna aspettare che passi".

Manuela Vacca

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