Qui e ora – Il Manifesto 13 febbraio 2013
- Versione
- Download 7
- Dimensioni file 111.54 KB
- Conteggio file 1
- Data di creazione 2 Aprile 2017
- Ultimo aggiornamento 2 Aprile 2017
Qui e ora - Il Manifesto 13 febbraio 2013
Il Manifesto - 13 febbraio 2013
Teatro - Valerio Aprea: "In scena come atto politico"
Uno scontro in una strada secondaria di una isolata periferia romana, vicina al raccordo anulare, senza nessuno intorno. Per terra feriti di due centauri, con i loro scooteroni, di cui restano solo i rottami. Fumanti. È l'apertura shock di "Qui e ora", testo e regia di Mattia Torre con Valerio Mastandrea e Valerio Aprea che dopo un mese di tour "debuttano" all'Ambra Jovinelli di Roma dove saranno dal 14 febbraio al 3 marzo.
Uno spettacolo: "che racconta un paese senza concordia - come spiega il regista che ha già all'attivo numerosi testi teatrali e in tv ha scritto e diretto la serie cult 'Boris' - in cui non c'è un vero senso della cittadinanza". un testo che mette in luce "una mancata coesione sociale e culturale nella quale confliggono i due personaggi". un lavoro complicato nella stesura delle parti: "per evitare una divisione manichea: destra, sinistra, buono, cattivo".
"Qui e ora" - che si riserva nonostante il tema trattato numerosi sipari comici - si fa testimonianza di tempi di crisi e insicurezza dove anche il papa dà le dimissioni... "C'è un deficit di rappresentanza che dà pochi spazi per la cultura. Una fase nella quale manca un'idea precisa sul futuro" E il teatro può servire? "Nonostante tutto - spiega Valerio Aprea coinvolto nel progetto dall'insistenza di Mastandrea - credo che fare teatro sia un'operazione politica reale. Un modo di incidere sulla realtà che coinvolge gli attori che recitano e il pubblico che verrà ad assistere agli spettacoli. I un'azione di militanza con cui far rinascere il teatro in Italia e in particolare a Roma". Anche perché m sottolinea Mastandrea: "L'intrattenimento puro è diventato molesto, è qualcosa di anestetico e, di questi tempi, vale come un reato di collusione". Ma per l'attore rappresenta un momento per staccare dal cinema: "Sono stato l'anno scorso sul set per 252 giorni, avevo bisogno di tornare a confrontarmi. Quasi come se facessi delle analisi del sangue per capire come stanno i valori di quello che faccio".