Lampedusa – Gazzetta del Mezzogiorno 13/10/2017 – Recensione di Oscar Iarussi

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  • Data di creazione 14 Dicembre 2017
  • Ultimo aggiornamento 28 Febbraio 2018

Lampedusa - Gazzetta del Mezzogiorno 13/10/2017 - Recensione di Oscar Iarussi

La Gazzetta del Mezzogiorno – mercoledì 13 dicembre 2017

Primeteatro in Puglia (stasera a Melendugno) il dramma di Lustgarten, con la regia di Borgia.

Lampedusa, naufragio e speranza dell’Europa.

“Lampedusa” di Anders Lustgarten, traduzione di Elena Battista, con Donatella Finocchiaro e Fabio Troiano. Adattamento e regia di Gianpiero Borgia. Produzione BAM Teatro, Teatro Eliseo/Mittelfest, in collaborazione con la Corte Ospitale e Teatro dei Borgia.

Di Oscar Iarussi

 

Lampedusa frontiera d’Europa e tragico simbolo dell’Italia di oggi. Non a caso le pagine sull’isola siciliana, approdo e talora sepolcro dei migranti, chiudono la STORIA MONDIALE DELL’ITALIA, appena pubblicata da Laterza e costituiscono il clou dell’ultimo libro di Alessandro Leogrande, giornalista e scrittore tarantino scomparso di recente (LA FRONTIERA, Feltrinelli 2015). A Lampedusa ha dedicato un racconto evocativo e struggente anche la francese Maylis de Kerangal (Feltrinelli 2016), mentre il regista Gianfranco Rosi vi ha ambientato il suo premiatissimo documentario FUOCAMMARE (2016). Vi sarebbero altri testi da segnalare, tra i quali ora affiora alla ribalta questo LAMPEDUS del trentottenne drammaturgo londinese Anders Lustgarten.

Rappresentato con successo al Soho Theatre nel 2015, è stato “intercettato” dal regista pugliese Gianpiero Borgia, costante frequentatore della scena britannica (ha allestito spettacoli nella capitale e a Edimburgo). Con la produzione indipendente BAM Teatro, votata a testi inediti di autori contemporanei, LAMPEDUSA ha debuttato l’estate scorsa al Mittelfest di Cividale del Friuli e intraprende in questi giorni la sua tournée a partire dalla Puglia. Dopo il weekend al Teatro Curci di Barletta, e due date al Teatro Comunale di Corato e al Teatro Norba di Conversano, sarà stasera nel leccese alle 20.30, al Teatro Comunale di Melendugno per il circuito Tpp. Quindi un classico “giro d’Italia” con una permanenza romana, da fine gennaio al Piccolo Eliseo.

Lustgarten è autore “alla Pinter”, secco, asciutto, attratto dai paradossi che qui attribuisce al personaggio femminile, Denise, un’immigrata marocchina di seconda generazione che è impiegata in una società di recupero crediti, e, nell’adattamento italiano, parla con una cadenza milanese volutamente quasi caricaturale, come una Franca Valeri incattivita o in cattività nella metropoli europea. L’unico altro personaggio è un giovano lampedusano, Stefano, pescatore d corpi e forse di anime, a tu per tu ogni giorno e poi in una notte cruciale con i sommersi e i salvati dell’ennesimo affondamento nel Mediterraneo.

“Un’escursione coraggiosa nelle acque oscure della migrazione di massa”, scrisse “The Guardian” nel recensire l’esordio londinese. Vero. Tuttavia l’alternarsi dei due caratteri sulla scena assume e restituisce i contorni di un corpo a corpo tra due sud, che scoprono un segreto l’uno nello sguardo dell’altro. Denise, apparentemente cinica in virtù della “scorza” necessaria a sopravvivere, ritroverà gli occhi della madre morente nelle persone che dovrebbe indurre a pagare il debito. Stefano, insieme a un compagno “invisibile” sulla barca sballottata dai flutti, tirerà a bordo decine di cadaveri e pochi sopravvissuti, fra i quali la donna di un meccanico africano, il quale lo ha spinto verso il largo in cerca del barcone su cui lei sta arrivando. Nel commovente tuffo “nuziale” della naufraga/sirena e del suo innamorato, suggello dello spettacolo, lampeggia un “principio di speranza” che riscatta la stanchezza di vivere dell’Europa, il suo – il nostro – declino.

Fabio Troiano è attore eclettico, talmente bravo da riuscire a rendere evidenti personaggi altrimenti fantasmatici (una corda pirandelliana non gli è estranea). Donatella Finocchiaro si aggira sul palcoscenico con un orgoglio dolente, una sensualità “implosa” e la fiera lotta con il destino che la vuole sconfitta. Due monologhi che si alternano e si amalgamano, due opposti preda di un magnetismo umanistico, nella cornice dell’essenziale scenografia “marittima” - bellissima! - firmata dagli architetti Massimo Alvisi e Junko Kirimoto. La regia di Borgia è efficace, anti- retorica, eccellente lungo e ben oltre un altro confine: il cosiddetto “teatro di parola”, stavolta surclassato dall’azione/inazione del dramma. Non solo narrazioni, bensì un vero spettacolo.

Tournée