Novantadue – La Nuova Sardegna 16 aprile 2016

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  • Data di creazione 14 Marzo 2017
  • Ultimo aggiornamento 7 Aprile 2017

Novantadue - La Nuova Sardegna 16 aprile 2016

La Nuova Sardegna 16 aprile 2016

Tutti in piedi per Novantadue Solitudine di due eroi normali

Sassari, cinque minuti di applausi e standing ovation per il lavoro di Claudio Fava L’anno fatidico delle stragi di mafia nel racconto di Falcone e Borsellino all’Asinara

 

SASSARI. Due sedie, un tavolo, una macchina da scrivere, non c'è altro nella scenografia minimale di "Novantadue - Falcone e Borsellino 20 anni dopo" spettacolo scritto dal giornalista e scrittore catanese Claudio Fava. Presentata al Comunale, all'interno della rassegna Cedac, la piece è diretta da Marcello Cotugno per la messa in scena di BAM Teatro. Già coautore de "I cento passi" Fava propone una nuova riflessione poetica e cruda su una delle pagine più drammatiche della storia italiana.

Nessuna retorica nel raccontare la vicenda di due amici: Giovanni Falcone (Filippo Dini) e Paolo Borsellino (Giovanni Moschella) "reclusi all'Asinara" per scrivere la requisitoria del primo Maxi processo a Cosa Nostra. Uno detta e l'altro scrive a macchina, tra un caffè, una sigaretta, qualche battuta e quel fare da scherzosa presa in giro (alla Totò e Peppino) che spesso unisce gli amici di vecchia data. Amici che si conoscono da bambini, hanno studiato insieme e condiviso lo stesso ideale. Lo spettacolo li racconta così mentre il loro lavoro sta per concludersi e tra le centinaia di nomi, accuse, prove, testimoni che analizzano emerge anche la voglia di confrontarsi, di ricordare insieme come sono arrivati in quell'isola-carcere a rischiare la vita nella battaglia contro la mafia. Anche loro come tanti ragazzini siciliani erano cresciuti insieme ai figli dei mafiosi eppure era scattata in loro quella fiducia nella giustizia e nello stato, che li aveva sempre sostenuti, sino al 1992. Cronache di martiri e stragi annunciate si dipanano nello spettacolo che assorbe totalmente l'attenzione del pubblico in un crescendo di partecipazione collettiva e applausi a scena aperta ai due bravissimi interpreti Dini e Moschella così credibili da trasfigurarsi nei loro personaggi commuovendo la platea.

Nella messinscena intensa di Marcello Cotugno emerge così la tragedia moderna di due uomini comuni. Due volti entrati nel moderno mito ritornano in "Novantadue": persone, ma questo non sminuisce la loro immagine mostra ancor meglio il loro eroismo. «La normalità è un desiderio onesto», dice Falcone nell'andare incontro alla morte con piena coscienza. In un'ora e mezzo di spettacolo il testo sferzante di Fava e la regia incalzante di Cotugno si legano perfettamente in un escalation di dialoghi. Accompagnato da luci stroboscopiche. Il tappeto sonoro lega insieme musiche elettroniche, loop sintetici, urla e voci sussurrate nelle elaborazioni melodiche di Hugo Race e del suo geniale "Merola Matrix".

La solitudine dell'uomo normale che accetta l'eroismo come unica strada possibile è un fondale scuro illuminato da una luce scarna. La tragedia di un padre che rinuncia alla sua famiglia per un sogno ancora più grande è invece una partita a scacchi, continuamente interrotta dagli impegni di lavoro, che Borsellino gioca con il figlio. E basta poco: un uomo seduto su una sedia con accanto un microfono, per riprodurre l'immagine, cristallizzata nella memoria collettiva, del pentito di mafia nell'aula bunker. Riascoltare quelle verità terribili, biascicate con accento siciliano senza pudore né emozione resta sempre un pugno allo stomaco. A impersonare il male, che in questa storia ha tanti volti, è Pierluigi Corallo che con sorprendente duttilità interpreta sia il funzionario corrotto che il mafioso. E sono proprio le convergenze parallele della cosiddetta "trattativa" a trasformare l'onestà in tragedia, il coraggio in sacrificio vano.

In una delle scene più toccanti dello spettacolo ad urlare al pubblico la consapevolezza del loro martirio sull'altare di uno Stato corrotto sono i due giudici, in un'invettiva

di parole veloci scandite dal ritmo sincopato delle luci e della musica elettrica. Il pubblico nel finale applaude per 5 minuti gli artisti e li saluta con una emozionata standing ovation. Si replica stasera al Teatro Tonio Dei di Lanusei e domani al Comunale di San Gavino Monreale alle 21.

 

Di Monica Murtas

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