Thom Pain – La Cronaca di Piacenza
La Cronaca di Piacenza – 23 novembre 2010
Elio Germano diventa Thom Pain
Paure, memorie e giochi di prestigio
Pieno successo al Teatro Verdi di Fiorenzuola per l’intenso monologo del giovane attore
Nessuna scenografia sfarzosa, ma solo una sedia al centro del palco, un dizionario sulla sinistra e una bottiglia sulla destra. Nessuna illuminazione particolare, ma solo una luce che rischiara la scena dopo il buio iniziale. Nessun dialogo a più voci, ma un’unica voce per un monologo che mescola memorie e paure con giochi di prestigio.
La voce unica e brillante di Elio Germano che si è trasformato in Thom Pain, l’eroe del nulla nato dal genio del drammaturgo di Brooklyn Will Eno, e ha aperto al meglio, domenica sera, la stagione di prosa al Teatro Verdi, strappando gli applausi di un pubblico numeroso, con il quale ha cercato di entrare in sintonia.
Sin dai primi passi, maldestri, che muove sul palco, immerso nel buio, il Thom Pain che prende vita con Elio Germano (che ha curato anche la regia dello spettacolo) tenta di abbattere la quarta parete e di entrare in relazione coi suoi spettatori, ai quali confida i suoi ricordi, con la speranza che si fermino ad ascoltarlo e non lo lascino di nuovo solo. Pain ci prova, ma al contempo ne è terrorizzato. Ed è proprio con la lettura del significato, tutto personale e tratto dal suo dizionario, della parola “paura” che prende il via il suo viaggio tra le parole.
Indossa un grosso paio di occhiali dalla montatura nera e inizia a raccontare la storia di quel ragazzino sognatore vestito da Tex Willer, che scrive con un bastone in una pozzanghera e vede morire il suo cane a causa di una scossa elettrica. Ma improvvisamente Thom si interrompe, vuol fare una lotteria, parla con il pubblico, si muove, racconta barzellette, perché è anche un comico, non solo un poeta o un filosofo, sa strappare risate, anche se dimentica qualche pezzo.
Sembra tutto un gioco di finzioni e di improvvisazioni, di pensieri sconnessi, apparentemente fuori posto. Ma l’Elio-Thom lancia provocazioni con i suoi dubbi, costringe chi lo ascolta a porsi domande e a darsi risposte. “Quando è finita la vostra infanzia? – chiede – Cosa farebbe se le dicessero che le rimane un solo giorno di vita? E se le rimangono 40 anni?”.
Invita a riflettere sulla vita e sulla morte, a dare un senso alla propria esistenza e capire quello che conta davvero perché intanto il tempo fugge. Ma nel frattempo Pain continua i suoi racconti. La sua è una confessione accorata e presto si capirà che quel bambino che voleva diventare Tex Willer, che andrà via di casa per andare a raccattare immondizia e distribuire volantini è proprio lui. Lui, il Thom che si chiamava “Dolore” per cognome e si presentava come il Piccolo Principe. Lui, l’amante tormentato abbandonato da quella donna che ha tanto amato. Ha alle spalle tormenti e relazioni interrotte l’antieroe di Eno, ma crede ancora nella vita e nella varietà delle sue possibilità, nonostante l’indifferenza che può colpire ciascuno di noi, come il gioco di prestigio finale, quello della sparizione, lascian intuire.
Sorride Elio, e con lui Thom, perché non sente più nessuna distanza e differenza con il bel pubblico fiorenzuolano, perché non c’è niente di cui aver paura, è solo una parola senza definizione.
I come un saltimbanco dell’anima che mette una lente davanti al suo cuore, per dirla con un’espressione rubata a Palazzeschi. E forse c’è un po’ di Thom in ognuno di noi. Forse da lui dovremmo imparare a chiederci anche noi: “Non è meraviglioso essere vivi?”.
Manuela Iannotta